Come capire se si tratta di depressione o tristezza?
Penso che ti sarà capitato di essere definito “depresso” in alcune frasi come : “Dai, che sei depresso? Non ti va di fare niente” o “Mamma mia che depressione mi fai” o ancora “Credo sia depresso. Non mangia più come prima”
Attenzione: la depressione non è tristezza e non vanno assolutamente confuse tra loro.
Al giorno d’oggi è facile che il termine Depressione sia usato con leggerezza per indicare stati d’animo negativi o passeggeri, sottolineando un cambiamento nella persona che prima “faceva” e adesso “ non fa più”.
La depressione è diventata un etichetta comune che può tuttavia rivelarsi molto pericolosa per la persona a cui viene affibbiata: è possibile che la continua insistenza, convinca infine la persona di essere veramente depressa; senza contare che banalmente sposta l’attenzione da eventuali altri problemi che non hanno nulla a che fare con la depressione ma causano tristezza.
Che cos’è la depressione e qual è la causa!
Il DSM (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali), definisce la depressione in base alla presenza di questi sintomi:
- astenia,
- insonnia,
- perdita del piacere,
- tristezza e senso di vuoto per la maggior parte del giorno senza una apparente giustificazione,
- dolore morale,
- significativa perdita o aumento del peso,
- agitazione o rallentamento motorio osservabile dagli altri,
- mancanza di energia,
- ridotta capacità di pensare e concentrarsi,
- autosvalutazione e senso di colpa.
Sostiene inoltre che per diagnosticare la depressione è necessario che siano presenti almeno 5 di questi sintomi per un periodo di due settimane.
Al di la delle categorie diagnostiche, verso cui storco un po’ il naso, possiamo dire che la Depressione è invalidante e duratura nel tempo rispetto a un umore triste. Quindi prima di affermare che sei depresso o che altri intono a te lo sono, valuta bene.
Immagino vorrai sapere quale sia la causa/e della depressione: in tanti hanno provato a rispondere ma posso dirti che è soggettiva.
Secondo la Terapia Breve, conoscere la causa non risolve il problema; conoscere invece cosa fai per risolvere il problema e che invece di funzionare, probabilmente lo mantiene in vita, può aiutarti a trovare la soluzione.
Tutti i tipi di depressione hanno un punto in comune: la rinuncia!
Rinunciare, costantemente rinunciare.
La rinuncia è un suicidio quotidiano (Honoré de Balzac)
La strategia più utilizzata nella depressione è la rinuncia: quante volte ti sarà successo di dire “Non ci riesco, ci rinuncio?” E’ una strategia che apparentemente sembra efficace per risolvere il problema e il invece lo complica e lo mantiene. Rinunci a tutto, dalle piccole sfide quotidiane come decidere di uscire a quelle più grandi, come fare un viaggio o cambiare lavoro.
Ti chiedo: dopo che hai rinunciato, il tuo problema si è risolto?
Lo so che è un modo per difenderti: ti starai chiedendo perché dovresti abbandonare la tua zona di confort, perché dovresti affrontare quando puoi evitare e stare meglio?
Perché è un benessere momentaneo. Sopravvivi a te stesso e il messaggio che ti invii ogni volta che rinunci è che non sei capace e di conseguenza più rinunci e più ti sentirai fallimentare.
Un’altra strategia che adotti è il ricorrere ai farmaci, delegando loro il compito di farti stare meglio; un altra soluzione è che spesso racconti, ti lamenti e cerchi rassicurazioni dalle persone intorno a te che sul momento ti aiutano a stare meglio.
Quindi cosa puoi fare?
Se sei d’accordo con me nel constatare che ci sono dei comportamenti che metti in atto e che sembrano funzionare sul momento, ma poi si rivelano inefficaci, hai compreso che potrebbe esserti utile cambiare le strategie: rinuncia, delega e lamentela. Puoi interrompere queste psuedo soluzioni che alimentano solo il problema.
Ti do qualche consiglio:
- Stop alle lamentele: ognivolta che ti sfoghi in merito alle tue paure, ti senti meglio. Sul momento, il fatto di parlarne ti scarica, ti rilassa e sembra andare tutto bene. Ma il parlare agisce sulla paura come l’acqua agisce sulle piante: più parli, più innaffi la paura che cresce. Smetti immediatamente di parlarne!
- Evita…di rinunciare: più rinunci e più confermi la pericolosità della situazione e il tuo senso di incapacità. So che smettere di rinunciare all’improvviso sembra impossibile, ma puoi iniziare scegliendo una sola cosa, la più piccola e farla.
- Scrivi 3 cose per cui sei grato: alla fine della giornata, prendi un foglio e appuntati 3 cose che sono successe, che hai fatto tu stesso, e che ti fanno dire che sei grato per quella giornata.
E’ possibile risolvere la depressione, ma il lavoro spetta a TE.
Se pensi che ti serva un supporto più concreto, contattami!
Puoi anche usufruire della Terapia online, che ha la stessa efficacia di quella in studio!
Puoi decidere di fare un Percorso Breve per ansia, stress e rapporto con
il cibo.
Se hai curiosità o domande chiedimi pure; trovi i miei articoli settimanali
sul sito www.beatricepavoni.it e consigli utili e strumenti sulla mia Pagina Instagram.
Buona crescita!
Beatrice Pavoni
Psicologa, Psicoterapeuta
Terapie Brevi, Terapia a Seduta Singola (TSS)
Ricevo a ROMA e ONLINE
Bibliografia
Nardone, G. (2013): “Psicotrappole. Ovvero le sofferenze che ci costruiamo da soli: imparare a riconoscerle e a combatterle”. Milano, Ponte alle Grazie.
Yapko, M. D. (2002): “Rompere gli schemi della depressione”. Milano, Ponte alle Grazie.
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