Non riesci a prendere decisioni semplici? Ecco perché l’ansia ti blocca

da | Lug 1, 2024 | Ansia

Dieci minuti davanti allo scaffale dei cereali, diciotto schede del browser aperte per scegliere la stessa T‑shirt in colori diversi, 43 minuti per scegliere cosa guardare su Netflix…
Non riesci a prendere decisioni semplici?

Spoiler: non è un difetto di personalità, è l’ansia che manda in tilt il tuo cervello.

Perché l’ansia blocca anche le decisioni più banali

Davanti a una scelta il tuo sistema nervoso fa un rapido check di sicurezza. Se percepisce rischio — reale o soltanto immaginato — scatena la risposta “lotta o fuga”: sale il cortisolo, il battito accelera, l’attenzione si focalizza sul pericolo.
Peccato che il pericolo, in questo caso, sia… scegliere fra pasta integrale e pasta ai cereali antichi. La corteccia prefrontale, addetta a valutare pro e contro, riceve meno energia; la soglia di “errore inaccettabile” si abbassa. Ogni opzione sembra carica di conseguenze catastrofiche, per cui anche un micro‑dubbio diventa gigantesco.

Il paradosso dell’analisi infinita

Per sentirti più tranquilla inizi a collezionare dati: leggi tutte le recensioni di Amazon, chiedi pareri in chat, apri altre cinque schede “tanto per confrontare”. Ma ogni informazione aggiunge nuove variabili, la certezza si allontana e la tua domanda di partenza rimbalza: “E se poi scopro che c’era un’opzione migliore?”
Così l’analisi che dovrebbe ridurre l’incertezza la moltiplica, alimentando l’ansia che, a sua volta, paralizza la decisione. Un circolo vizioso dove più pensi, meno decidi — e più rimandi, più l’ansia cresce.

Le 3 tentate soluzioni che peggiorano il blocco

1. Chiedere 100 pareri (mini‑case “chat impazzita”)
Federica, 32 anni, apre il gruppo WhatsApp “Amiche del cuore”: «Ragazze, meglio un taglio bob o scalato leggero?». In tre ore riceve 58 messaggi, foto di Pinterest, vocali in contraddizione. Risultato: prende appuntamento dal parrucchiere… e poi lo annulla, perché le idee sono ancora più confuse. Più voci ascolti, più la tua si perde.

2. Rimandare “a domani” (mini‑case “carrello salvato”)
Simone salva la lavastoviglie tra i preferiti con l’idea di “decidere domani”. Domani diventa dopodomani, poi il prodotto va out‑of‑stock. Ora deve ricominciare il confronto da zero — con in più il rimorso di non aver scelto prima. Il rinvio offre sollievo istantaneo, ma amplifica la pressione futura.

3. Micro‑ricerche ossessive online (mini‑case “labirinto di recensioni”)
Laura vuole un cuscino ergonomico. Legge 40 recensioni, poi passa su Reddit, poi su YouTube per le unboxing. A mezzanotte non ha comprato niente e ha mal di collo. Saturare la mente di dati non porta chiarezza: aggiunge solo variabili da soppesare.

Queste “soluzioni” sembrano rassicuranti, ma nutrono il circolo vizioso: più cerchi certezza, più la certezza si allontana — e la frase «non riesco a prendere decisioni semplici» diventa la tua etichetta quotidiana.

Dal “non riesco a prendere decisioni semplici” al “inizio da cose minuscole”

Per uscire dalla paralisi serve allenamento, proprio come in palestra: inizi con piccoli pesi e, man mano che i muscoli si rinforzano, aggiungi carico. Chiamiamola palestra decisionale.

  • Micro‑scelte quotidiane – Scegli di proposito l’aroma del caffè senza leggere ogni descrizione, decidi quale playlist avviare in 5 secondi, stabilisci in anticipo l’orario in cui chiuderai il laptop.
  • Finestra temporale – Concediti 60 secondi di riflessione, poi blocca la scelta. Se scoprirai che non era “perfetta”, avrai comunque fatto esercizio; la perfezione non è l’obiettivo, la fluidità sì.
  • Registro dei successi – Tieni un taccuino dove annotare ogni decisione presa senza ripensamenti (anche minuscola). Scoprirai che sai decidere più di quanto credi.

Allenandoti su decisioni a rischio zero, abitui il cervello a tollerare il “buono abbastanza”. Poco alla volta potrai passare dalla scelta tra due tazze alla scelta di un nuovo corso di studi — senza che l’ansia detti più le regole del gioco.

7 passi pratici per sbloccare le decisioni

Formato lampo: leggi il passo, sperimentalo oggi stesso e annota che effetto ti fa.

1. Limita il tempo di scelta
Imposta un timer (2–5 minuti per micro‑scelte, 20 min. per quelle medie). La pressione leggera del conto alla rovescia impedisce all’analisi di espandersi all’infinito.
🟦 Esempio: hai 4 minuti per prenotare il ristorante del sabato; allo scadere, clicchi sull’opzione migliore fra quelle aperte.

2. Fissa la soglia del “buono abbastanza”
Decidi in anticipo quali 2‑3 criteri sono indispensabili e accetta che il resto sia “accessorio”. Per la maggior parte delle scelte quotidiane basta il “70 % di perfezione”.
🟦 Esempio: scarpe da ginnastica? Devono: a) calzare bene, b) rientrare nel budget. Se spuntano queste due caselle, stop al confronto.

3. Usa la tecnica 5‑4‑3‑2‑1
Conta a rovescio e, al termine, agisci immediatamente. Il cervello non ha il tempo di lanciare l’allarme “e se poi…?”.
🟦 Esempio: 5‑4‑3‑2‑1… invia la mail di candidatura senza rileggerla per la quinta volta.

4. Parti dal “cosa conta”
Chiarisci il valore guida dietro la scelta (salute, libertà, creatività). Quando sai cosa vuoi proteggere o coltivare, le opzioni si scremano da sole.
🟦 Esempio: se il valore è “benessere fisico”, fra corso di salsa e webinar serale sceglierai la lezione di movimento.

5. Crea un pilota automatico per le micro‑scelte
Uniforma ciò che drena energia ma non arricchisce la giornata (outfit, colazione, percorsi abituali). Ogni decisione automatizzata libera spazio mentale per quelle che contano.
🟦 Esempio: capsule outfit già pronte per l’ufficio; al mattino prendi il primo set disponibile, fine.

6. Tieni un diario delle decisioni riuscite
Ogni sera scrivi una scelta presa e cosa è andato bene. Allenare la memoria del “ce l’ho fatta” rafforza l’autoefficacia e abbassa l’ansia anticipatoria.
🟦 Esempio: “Ho scelto il regalo per Marta in 15 minuti; lei è stata felicissima”.

7. Chiedi consiglio solo dopo aver abbozzato la tua scelta
Prima formula una preferenza, poi — se necessario — chiedi un parere mirato («Mi orienterei su X per questi motivi: tu che ne pensi?»). Così il feedback affina, non sostituisce, la tua voce.
🟦 Esempio: «Prenderei la city‑bike modello A perché pieghevole: a te risulta affidabile?».


Quando è il momento di chiedere aiuto professionale

Se ti rendi conto che l’indecisione è diventata una costante — magari passi ogni giorno più tempo a scegliere tra due marche di pasta che a gustarti il pranzo — e questa spirale va avanti da mesi, è un segnale da non sottovalutare. Quando non riesci a prendere decisioni semplici e soprattutto, quando questo si estende alle scelte che danno forma al tuo futuro professionale o alle tue relazioni, e cominci a rimandare colloqui, iscrizioni a corsi, cambi casa o conversazioni importanti perché la sola idea di decidere ti scatena tachicardia, insonnia o veri e propri attacchi di panico, allora è il momento di valutare un sostegno mirato.

In situazioni come queste, una Terapia a Seduta Singola (TSS) o un Percorso Breve può offrire strumenti rapidi ed efficaci per spegnere il rimuginio, riallineare le tue priorità e restituirti la fiducia di cui hai bisogno per tornare a decidere con leggerezza. Raccontami quale micro‑scelta vuoi affrontare per prima: se senti che l’ansia ti tiene ancora in scacco, scrivimi e lavoreremo insieme per rimettere il timone nelle tue mani.

Trovi i miei articoli settimanali sul sito www.beatricepavoni.it e consigli e strumenti utili sulla mia Pagina Instagram o sulla mia pagina Facebook.

Buona crescita!

Beatrice Pavoni

Psicologa, Psicoterapeuta

Terapie Brevi, Terapia a Seduta Singola
(TSS)

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