Perché andare dallo psicologo è una domanda che molti si pongono solo nei momenti di crisi nera, quando l’ansia stringe lo stomaco o la tristezza diventa un macigno. Eppure, ci affidiamo con naturalezza a dentisti, meccanici o nutrizionisti ben prima che il danno sia irreparabile; allora perché aspettare l’emergenza quando si tratta della mente? Chiedere un confronto professionale non è un segnale di debolezza, ma il modo più rapido per fare manutenzione emotiva, prevenire rotture più grandi e ritrovare lucidità.
Smettiamo di pensare che serva “toccare il fondo” per chiedere aiuto
Hai mai avuto mal di schiena e sei andata dall’osteopata?
O un dolore al dente che ti ha spinta dal dentista, senza aspettare che diventasse insopportabile?
E magari sei anche passata dalla nutrizionista per migliorare l’alimentazione o dal fisioterapista per un fastidio alla cervicale.
Insomma, per ogni piccolo o grande disagio fisico esiste un professionista di riferimento.
Nessuno ti chiede di essere in fin di vita per andare dal medico, così come nessuno si scandalizza se fai una visita dermatologica per un neo sospetto o se chiami il meccanico per un rumore strano della macchina.
E allora perché, quando si tratta di benessere psicologico, pensiamo ancora che si debba “toccare il fondo”?
Perché esiste ancora l’idea — vecchia, superata, eppure dura a morire — che lo psicologo sia “per i matti”?
Come se ci fosse qualcosa di vergognoso nel prendersi cura della mente, delle emozioni, dei pensieri.
La verità è che lo psicologo è un professionista esattamente come tutti gli altri.
È lì per aiutarti a stare meglio, a fare chiarezza, a ritrovare equilibrio.
Non ti giudica, non ti etichetta, non ti “cura” perché sei rotto — ti accompagna, ti ascolta, ti dà strumenti per affrontare con più consapevolezza quello che stai vivendo.
Andare dallo psicologo è un gesto di cura e di responsabilità verso di sé.
È un po’ come dire:
“Ci tengo a me.”
“Voglio affrontare questa cosa con gli strumenti giusti.”
“Merito di stare meglio, e posso chiedere aiuto per farlo.”
Tre falsi miti da smontare (…e qualcuno in più)
“Se vado dallo psicologo vuol dire che sono debole”
Questa è una delle frasi che sento più spesso.
Eppure, fermiamoci un attimo a riflettere.
Nella vita chiediamo aiuto ogni giorno:
- se ci si rompe la macchina, andiamo dal meccanico;
- se dobbiamo compilare la dichiarazione dei redditi, ci affidiamo al commercialista;
- se il cane sta male, chiamiamo il veterinario;
- se ci serve un contratto, chiamiamo un avvocato.
Perché?
Perché riconosciamo di non avere tutte le competenze per farcela da soli.
E questo non ci rende deboli, ma lucidi. Responsabili.
Allora perché, quando si parla di benessere psicologico, tutto questo sparisce e ci si sente “sbagliati” se si pensa di rivolgersi a uno psicologo?
La verità è che chiedere aiuto è un atto di forza, non di fragilità.
Significa dire: “Sto vivendo qualcosa che da solo non riesco a gestire come vorrei… e scelgo di occuparmene”.
È come aprire una finestra in una stanza piena di fumo: un gesto semplice, ma rivoluzionario.
“Devo avere un problema grave per andarci”
No, no e ancora no.
Questa è un’altra convinzione che rischia di tenerti bloccato quando invece potresti già stare meglio.
Non si va dallo psicologo solo per affrontare traumi profondi o patologie complesse.
A volte basta un periodo di confusione, un momento di transizione, un nodo che non si scioglie, per cui hai bisogno di uno spazio di confronto.
Una perdita, un cambiamento lavorativo, una separazione, un trasloco, una crisi di identità…
La vita è fatta di passaggi, e non tutti li attraversiamo con lo stesso equilibrio.
Non significa che sei fragile: significa che sei umano.
“Se inizio la terapia, durerà per sempre”
Questo è un mito duro a morire.
In realtà, oggi esistono approcci molto diversi rispetto a quelli “tradizionali” — come la Terapia Breve o la Terapia a Seduta Singola — che si basano sull’idea che anche un solo incontro possa essere utile.
Non si parte necessariamente dal passato, ma si lavora sul presente:
- cosa ti blocca oggi,
- come funziona il problema nella tua vita,
- quali strumenti puoi usare per affrontarlo.
Non è una terapia “light”, è una terapia focalizzata.
Il numero di incontri non è fisso: può essere uno, due, dieci. Dipende da te, da cosa porti e da cosa ti serve.
E a volte anche un solo colloquio è sufficiente per sbloccarti e ritrovare chiarezza.
Altri falsi miti che forse conosci
“Devo raccontare tutta la mia vita”
No, non è detto. Non sei in un interrogatorio.
Se scegli un approccio breve, ad esempio, non serve ripercorrere tutta la tua storia, ma si parte da ciò che ti crea disagio ora.
Puoi anche arrivare al primo incontro senza sapere esattamente cosa dire: lo costruiamo insieme.
“Lo psicologo mi dirà cosa fare”
Anche questo è falso.
Lo psicologo non ti dà soluzioni preconfezionate, ma ti accompagna a trovare le tue.
Tu porti il contenuto, le emozioni, la vita vera.
Io porto le domande giuste, gli strumenti pratici, le strategie utili.
“Se sto male, passerà da solo”
A volte è vero.
Ma perché aspettare che qualcosa si incancrenisca, se puoi affrontarlo prima?
Così come non aspetti che la carie diventi un ascesso per andare dal dentista, puoi non aspettare di stare malissimo per rivolgerti a uno psicologo.
Anche solo per prevenire, per fare chiarezza, per prenderti cura di te.
La terapia può essere anche “al bisogno”
Siamo abituati a pensare che andare dallo psicologo significhi per forza iniziare un percorso lungo, impegnativo e… possibilmente eterno.
Ma non è sempre così.
Esistono approcci terapeutici, come la Terapia a Seduta Singola (TSS), che funzionano anche su incontri singoli o su cicli brevi, focalizzati.
Non significa che uno solo debba bastare per forza. Ma che anche un solo incontro può bastare.
È un po’ come quando senti che qualcosa nel corpo “scricchiola” e decidi di fare una visita dall’osteopata, o un controllo dal nutrizionista perché ti senti gonfia, o ancora una consulenza legale perché ti trovi in una situazione poco chiara.
Non lo fai per iniziare una maratona di appuntamenti. Lo fai per capire, per sbloccare, per ritrovare il tuo centro.
Ecco, la terapia breve funziona così:
ti aiuta a mettere a fuoco,
sblocca dinamiche che ti tengono ferma,
ti restituisce strumenti pratici da usare fin da subito.
La Terapia a Seduta Singola, in particolare, è un modello evidence-based che parte da una premessa semplice ma potente:
Ogni seduta conta.
Ogni incontro può essere utile, significativo, trasformativo.
È pensata per chi ha bisogno di un confronto immediato, per un problema specifico, senza dover per forza intraprendere un lungo percorso.
Può essere una “manutenzione straordinaria” del tuo benessere emotivo, un modo per rimettere in moto qualcosa che si è bloccato.
E se poi senti di avere bisogno di un secondo o un terzo incontro? Si va avanti.
Ma sarai tu a scegliere in base a quello che senti, non secondo un copione prestabilito.
In conclusione
Andare dallo psicologo non è un punto di arrivo, ma un punto di svolta.
Non è un atto di debolezza, ma di responsabilità.
Non è l’ultima spiaggia, ma una delle tante strade che puoi percorrere per prenderti cura di te.
Che tu stia attraversando un momento di confusione, affrontando un cambiamento, gestendo un’ansia che non ti dà tregua o semplicemente cercando maggiore chiarezza dentro di te, la psicologia può offrirti supporto concreto. Anche in uno spazio breve. Anche solo per “fare il punto”.
Perché come in ogni altro ambito della nostra vita, non serve toccare il fondo per meritare un aiuto.
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