La fame nervosa fa ingrassare?

da | Mag 27, 2025 | Alimentazione

La fame nervosa, spesso chiamata anche fame emotiva, nasce quando il desiderio di mangiare è mosso non dal bisogno energetico del corpo — quel segnale fisiologico che ci comunica “ho bisogno di nutrimento” — ma da uno stato d’animo particolare: ansia, stress, noia o tristezza. Immagina di aver avuto una giornata pesante sul lavoro, con scadenze stringenti e tensioni con i colleghi. Arrivi a casa e, invece di goderti un pasto equilibrato, apri il mobile degli snack e ti ritrovi a sgranocchiare patatine o biscotti, quasi inconsapevolmente. Oppure ripensi a un dispiacere personale e, per distrarti, corri in cucina a cercare qualcosa di dolce.

In questi casi, il cibo non serve a “nutrire” il corpo, ma a lenire un disagio interiore, perché mangiare attiva circuiti cerebrali di piacere e di calma. Se questo diventa l’unico modo per gestire le emozioni, il rischio è che le calorie “di conforto” superino il nostro fabbisogno, provocando un inevitabile aumento di peso. La fame emotiva non è dunque un segno di debolezza, ma un campanello d’allarme: ci dice che dobbiamo imparare nuovi modi per prenderci cura delle nostre emozioni.

Fame fisiologica vs. fame nervosa

Immagina di svegliarti al mattino con lo stomaco leggermente “vuoto”. Quella sensazione di vuoto si trasforma in un richiamo dolce e graduale: è la fame fisiologica, un segnale che parte dal nervo vago, dal calo zuccherino nel sangue e dal bisogno reale del corpo di nutrirsi. In questi momenti, bastano un piatto di cereali integrali con latte o una fetta di pane tostato con un filo d’olio per avvertire la sazietà crescere in modo progressivo, fino a sentirsi soddisfatti e pronti ad affrontare la giornata.

Al contrario, la fame emotiva — o fame nervosa — arriva come un temporale estivo: esplode all’improvviso, nonostante tu abbia appena mangiato un pasto completo. Spesso la innesca uno stato d’animo: lo stress di una riunione andata male, la noia di una serata solitaria, la tristezza per una telefonata difficoltosa. In quei momenti, il desiderio non è per un piatto di verdure o una fonte proteica, ma per snack zuccherini, patatine croccanti o cioccolato fondente. Nessuna porzione di riso integrale o di pesce al vapore riesce a placare quell’impulso: il tuo cervello chiede il “comfort food”, cioè il cibo che scatena subito un’ondata di piacere grazie alla dopamina e ai grassi.

Quando questo comportamento diventa abituale, l’apporto calorico spesso supera il fabbisogno quotidiano, perché il cibo emotivo non rispetta i confini di sazietà naturale. E siccome il corpo non ha “bisogno” di quelle calorie extra, le immagazzina sotto forma di tessuto adiposo. Così, la fame nervosa — che all’inizio sembrava solo un’escursione passeggera nel piacere — si traduce in un aumento di peso graduale e difficile da gestire.

Capire questa differenza tra fame fisiologica ed emotiva è il primo passo per riconoscere i momenti in cui mangiamo per nutrire il corpo e quelli in cui cerchiamo un “respiro” emotivo nel cibo, aprendo la strada a soluzioni più efficaci e sostenibili nel tempo.

Perché la fame nervosa fa ingrassare

Quando la fame emotiva prende il sopravvento, il nostro corpo finisce per accumulare più energia di quanta ne bruci. Innanzitutto, in momenti di ansia o tristezza cerchiamo il cibo che dà subito conforto: biscotti, patatine o cioccolato fondente. Questi alimenti, ricchi di zuccheri e grassi, stimolano rapidamente il rilascio di dopamina — la molecola del piacere — ma introducono tante calorie in piccole porzioni.

In secondo luogo, a differenza della fame vera, quella dettata dai segnali fisiologici, quella nervosa non si placa mai davvero. Anche quando lo stomaco è pieno, tendiamo a continuare a mangiare: il desiderio di attenuare un’emozione negativa è più forte del senso di sazietà. Col passare del tempo, questa abitudine porta a uno squilibrio tra calorie ingerite e calorie consumate: il bilancio energetico diventa sempre più positivo e il nostro corpo trasforma l’eccesso in grasso di riserva, soprattutto nella zona addominale.

Infine, i momenti in cui cediamo alla fame nervosa non seguono i ritmi regolari dei pasti. Una manciata di snack mentre guardiamo la televisione o un’abbuffata serale a fine giornata creano picchi calorici difficili da smaltire. Se non compensiamo con un maggiore movimento — cosa che spesso non accade perché ci sentiamo appesantiti o in colpa — quelle calorie in più si depositano, aumentando inevitabilmente il peso corporeo.

I motivi fisici ed emotivi alla base della fame emotiva

Non è soltanto la mente a spingerci verso il frigorifero: quando siamo stressati, il nostro organismo rilascia cortisolo, l’ormone dello stress, che accende l’appetito soprattutto per i dolci. Allo stesso tempo, un pasto troppo ricco di carboidrati raffinati fa salire rapidamente la glicemia, ma altrettanto rapidamente la fa crollare, scatenando di nuovo il desiderio di cibo in uno spreco di energie. Se a questo si aggiunge la privazione di sonno — per notti insonni o riposo frammentato — a pagarne le spese sono leptina e grelina, gli ormoni che regolano la sazietà e la fame: ne risulta una percezione confusa che ci porta a mangiare in eccesso.

Sul fronte emotivo, ansia e stress si trasformano in un richiamo quasi automatico al cibo, un’espediente rapido per calmare le tensioni interiori. Quando la noia prende il sopravvento, ogni attimo si riempie non di un’attività soddisfacente ma del gesto di portare qualcosa alla bocca. E se la tristezza o la rabbia bussano alla porta del cuore, è facile usare il cibo per soffocare emozioni dolorose, anche se solo temporaneamente.

Segnali di fame nervosa rispetto alla fame fisiologica

Distinguere la fame reale da quella emotiva richiede un po’ di attenzione ai segnali del corpo e alle circostanze. La vera fame si manifesta lentamente: lo stomaco si “svuota” gradualmente, sentiamo un debole brontolio e scelgliamo qualsiasi alimento per placare il bisogno, assaporandolo con calma. Quando la fame arriva in orario regolare — colazione, pranzo o cena — possiamo fermarci appena avvertita la sazietà e non sentiamo più impulso a mangiare.

Al contrario, la fame nervosa esplode senza preavviso, spesso in risposta a un’emozione negativa o a un momento di noia. Non importa cosa ci sia nel frigo: siamo attratti da snack ricchi di zuccheri o sale e li consumiamo in fretta, spesso senza nemmeno accorgerci di quello che stiamo ingurgitando. Anche dopo pochi bocconi, il bisogno non si placa, e continuiamo fino a sentirci gonfi, senza mai raggiungere quella sensazione di pienezza che ci avvisa di smettere.

Osservare come e quando ci viene voglia di mangiare — riflettendo se si tratta di un richiamo corporeo o di un impulso emotivo — è il primo passo per interrompere il circolo vizioso della fame nervosa e recuperare un rapporto più sano con il cibo.

Non è questione di peso, ma di salute

L’aumento di peso è una conseguenza visibile, ma la fame emotiva impatta prima di tutto la salute mentale e fisica:

  • Disregolazione emotiva: il cibo diventa l’unico modo per gestire le emozioni, indebolendo le competenze di coping.
  • Disturbi digestivi: abbuffate, cibi grassi e zuccheri provocano gonfiore, reflusso, problemi intestinali.
  • Squilibri metabolici: consumo eccessivo di zuccheri favorisce insulino-resistenza e, nel tempo, diabete.
  • Scarsa consapevolezza alimentare: non si riconoscono più i segnali di fame e sazietà, perdendo il contatto con il corpo.

Ricorda: non esistono cibi “buoni” o “cattivi” in assoluto. La variabilità e il controllo delle quantità sono più determinanti per la salute rispetto a demonizzare singoli alimenti.

La “dieta” come stile di vita

La parola “dieta” deriva dal greco διάτα (diata), che significa “stile di vita”. Invece di restrizioni estreme, ha senso pensare a un equilibrio quotidiano (vedi anche “ansia e cibo: come l’attività fisica può aiutarci a ritrovare l’equilibrio“)che includa:

  • Pasti regolari: colazione, pranzo, cena e uno o due spuntini.
  • Macronutrienti bilanciati: proteine, carboidrati (idealmente integrali) e grassi sani.
  • Idratazione: almeno 1,5–2 litri di acqua al giorno.
  • Varietà: frutta, verdura, legumi, cereali integrali, fonti di grassi buoni (olio evo, frutta secca).

Restringere troppo l’apporto calorico o eliminare intere categorie alimentari spinge la mente a indurre un effetto rimbalzo, amplificando la fame e il desiderio di cibi proibiti.

Non esistono cibi “buoni” o “cattivi” in assoluto: anche il cioccolato, se consumato con misura e inserito in un contesto di equilibrio generale, può far parte di un’alimentazione sana. Ciò che davvero conta è la quantità e la varietà. Pensare di eliminare intere categorie — i carboidrati, i grassi, addirittura la frutta — rischia di innescare un effetto rimbalzo: la mente, privata di qualcosa, reagisce amplificando il desiderio proprio di quel cibo vietato. Se mangi 3 kg di uova al giorno, per esempio, stai comunque assumendo un eccesso calorico, per quanto “nobile” possa sembrare la fonte proteica.

Infine, la varietà è la chiave per mantenere alto l’interesse verso il cibo e per garantire l’apporto di tutti i nutrienti necessari: alterna frutta e verdura di colore diverso, scegli legumi e cereali integrali, includi fonti di grassi buoni ogni giorno. In questo modo, creare uno stile di vita alimentare sostenibile diventa non una serie di rinunce, ma un viaggio quotidiano di scoperta e cura di sé.

Interpretare la dieta come un insieme di scelte che favoriscono il benessere complessivo — fisico ed emotivo — è il vero segreto per mantenere il peso forma a lungo termine e per imparare a fidarsi di nuovo dei segnali naturali di fame e sazietà del proprio corpo.

Strategie per gestire la fame nervosa

  1. Riconoscimento delle emozioni
    Prima di aprire il frigorifero, fermati e chiediti: “Sto davvero avendo fame o è un’emozione che chiede spazio?” Puoi annotare su un diario cosa provi e in quali situazioni sorge la voglia di mangiare.
  2. Masticazione lenta e consapevole
    Mangia seduto, lontano da schermi, dedicando attenzione al sapore, alla consistenza e all’odore del cibo. La mindfulness alimentare aiuta a percepire i segnali di sazietà.
  3. Pianificazione dei pasti
    Organizza in anticipo colazione, pranzo e cena, con spuntini salutari (yogurt, frutta, frutta secca). Avere opzioni pronte riduce l’impulso a cercare snack ad alto contenuto calorico.
  4. Alternative salutari
    Se senti la voglia di dolce, scegli frutta fresca o frullati fatti in casa. Se desideri il croccante, prediligi verdure crude o popcorn senza grassi aggiunti.
  5. Gestione dello stress
    L’ansia alimenta la fame nervosa. Impara tecniche di respirazione, esercizi di rilassamento muscolare progressivo o brevi pause di stretching durante la giornata.
  6. Attività piacevoli
    Quando senti l’impulso, prova una breve passeggiata, ascolta la tua musica preferita o dedica cinque minuti alla lettura. Distrarti con un hobby aiuta a interrompere il circolo vizioso.

Quando chiedere supporto professionale

Se la fame nervosa ti spinge a mangiare in modo incontrollato più volte alla settimana, se senti di non avere strumenti per fermarti o se l’aumento di peso ti crea disagio psicologico, può essere utile rivolgersi a un professionista:

  • Dietista o nutrizionista: per rivedere il piano alimentare in chiave personalizzata, senza privazioni improduttive.
  • Psicologo/psicoterapeuta: per affrontare la fame nervosa, imparare strategie di coping e modificare i comportamenti disfunzionali.

Un intervento integrato, in cui nutrizionista e psicologo collaborano, garantisce un approccio completo alla fame emotiva.

Conclusione

La fame nervosa fa ingrassare non per capriccio, ma perché risponde a bisogni emotivi, scegliendo cibi ipercalorici e ignorando i segnali di sazietà. Riconoscere la differenza tra fame fisiologica ed emotiva è il primo passo per interrompere il circolo vizioso. Con piccoli aggiustamenti allo stile di vita—pasti regolari, alternative sane e strategie di gestione dello stress—puoi ridurre l’impulso a mangiare fuori orario. Se la fame emotiva diventa un problema ricorrente, non esitare a chiedere l’aiuto di un professionista per recuperare equilibrio e salute.

Disclaimer
Le informazioni fornite in questo articolo hanno carattere generale e non sostituiscono la consulenza di un professionista. Ogni individuo è unico e potrebbe beneficiare di un percorso personalizzato. Se la fame nervosa condiziona in modo significativo la tua vita o il tuo peso, rivolgiti a un nutrizionista e/o a uno psicologo qualificato per un supporto adeguato.

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