Come gestire la perdita

da | Apr 19, 2023 | terapia breve

Da quel momento in avanti ci saranno nella tua vita un prima e un dopo. Prima che capitasse questo evento probabilmente credevi che il mondo fosse giusto e che tutto avesse un significato . Dopo, di colpo, senti di non avere più il controllo della tua vita e di ciò che ti capita intorno a te. Ti senti vulnerabile e il tuo mondo non è più sicuro. E’ difficile dare un senso a quello che verrà: il significato della vita che era presente solo pochi attimi prima, non c’è più, nulla è più giusto né equo.” (Cagnoni, F. e Milanese, R. Cambiare il passato)

Il 2020 che abbiamo celebrato con entusiasmo alle soglie di gennaio, non ci ha concesso di rispettare i buoni propositi.

La pandemia è arrivata, del tutto inaspettata e ora torna prepotente a farci tremare e sperare che sia solo un sogno da cui ancora non ci siamo risvegliati.

Il filosofo Hartmut Rosa dice “Negli ultimi duecento anni o più, il mondo è andato sempre più veloce. Ma tutto ciò è stato interrotto. Viviamo in un momento unico di calma. Stiamo vivendo un momento storico di rallentamento, come se giganteschi freni fermassero le ruote della società”,

Le nostre vite sono temporaneamente rallentate di fronte a un virus inarrestabile.

Abbiamo perso tanto: non faccio solo riferimento a chi ha perduto i propri cari, ma a un senso più ampio di perdita, che assume le sembianze di un lutto vero e proprio.

Galimberti, infatti, definisce il lutto come uno“… stato psicologico conseguente alla perdita di un oggetto significativo, che ha fatto parte integrante dell’esistenza. La perdita può essere di un oggetto esterno, come la morte di una persona, la separazione geografica, l’abbandono di un luogo, o interno, come il chiudersi di una prospettiva, la perdita della propria immagine sociale, un fallimento personale e simili (Galimberti, 1999, 617).

Forse non avevamo una vita che definivamo perfetta e forse qualche lamentela di troppo ci è sfuggita; però quella vita criticata, stressante e piena aveva una qualità rassicurante: la normalità.

La stessa normalità a cui agogniamo tornare, immersi in questo semi isolamento che ci ha sottratto più di quanto avremmo potuto immaginare e che lentamente sta lasciando i segni di impronta psicologica che dovremmo prima o poi affrontare.

Abbiamo perso la nostra libertà: la libertà di poter decidere per noi stessi; alcuni hanno perso il lavoro: per quanto gratificante e illusoriamente bello poteva sembrare all’inizio, non è stato cosi a lungo andare.

Abbiamo perso alcune relazioni importanti: sono distanti le persone da cui vorremmo un abbraccio o un bacio, di cui vorremmo sentire il profumo, a cui avremmo voluto dedicare più tempo.

Abbiamo perso la cognizione del tempo: lo smarworking, le lezioni online, hanno stravolto l’organizzazione della giornata. L’ozio, il tempo libero e il lavoro si mescolano, perdendo i confini e il valore che avevano singolarmente.

Alcuni hanno anche perso qualcuno: ci sono persone con cui il Coronavirus non è stato clemente e non ha risparmiato una sofferenza tanto imprevista quanto dolorosa, in condizioni del tutto estranee.

La perdita e le sue caratteristiche:

Sebbene ognuno elabora la perdita a modo suo, è possibile individuare una serie di reazioni simile nelle persone:

  • rimugino;
  • pensieri intrusivi;
  • rabbia e collera;
  • senso di colpa
  • scarsa concentrazione;
  • confusione;
  • solitudine;
  • tristezza;
  • smarrimento e disorientamento;
  • pianto;
  • disturbi del sonno;
  • disturbi alimentari ;
  • angoscia;

Quando la perdita diventa patologica?

Prima di tutto dobbiamo partire dal presupposto che la perdita è un evento di vita e quindi assume la connotazione di una normalità inevitabile a cui si va incontro; è un esperienza di vita che ci aiuta a crescere e ristabilire le giuste priorità.

E’ normale stare male ed è giusto soffrire per una perdita, ma come tutte le cose deve avere una fine, un termine; con questo voglio dire che l’obiettivo è ridefinire il significato dell’evento, attribuendogli una connotazione emotiva differente e imparando a conviverci, trasformandola in un cambiamento positivo e non in un ostacolo.

Due studiosi, Kübler Ross, hanno individuato cinque fasi che ogni persona attraversa per fare i conti con la perdita:

  • Negazione: il rifiuto dell’evento , l’impossibilità di accettare che sia veramente successo.
  • Rabbia: lo sfogo per l’ingiustizia subita, trovando un capro espiatorio negli altri o in se stessi.
  • Contrattazione: l’inizio dell’elaborazione che le’vento subito possa essere reale.
  • Depressione: la fase in cui si inizia a fare i conti con la perdita e il suo significato.
  • Accettazione: l’elaborazione finisce quando accettiamo la perdita; si va avanti infine.

Nota bene: sono cinque tappe che non devono obbligatoriamente presentarsi i quest’ordine e che non tutti attraversano.

La perdita diventa patologica quando non siamo in grado di accettare la realtà dei fatti e rimaniamo bloccati, danneggiano noi e gli altri.

Cosa possiamo fare per gestire la perdita?

Ecco alcuni consigli:

  • Sii resiliente:

Ogni evento traumatico vissuto ha la capacità di mettere in risalto le nostre risorse che da un lato sono quelle innate, dall’altro siamo in grado di svilupparne di nuove; questa capacità viene chiamata resilienza.

La resilienza viene definita dal dizionario come la capacità di un materiale di assorbire un urto senza rompersi. E’ un termine scientifico che è stato applicato alla condizione umana, cosi trasformato in psicologia: la capacità di una persona di affrontare un evento traumatico o una difficoltà.

Cosa vuol dire essere resilienti? Non dobbiamo pensare alla resilienza come a un irrigidimento da parte della persona di fronte a un evento, quanto alla sua capacità di accoglierlo, di essere flessibile e assorbire il colpo.

Quindi vuol dire che la persona si comporta un po’ come se fosse un elastico: che viene tirato, stritolato, piegato su se stesso ma non si rompe e torna piano piano alla sua forma originale, con qualche “angolo smussato”.

  • Locus of control:

Un’altra capacità che possiamo sviluppare è una giusta attribuzione del Locus of control: essere in grado di assegnare a noi stessi o agli altri/ esterno l’esito di ciò che ci succede. Questo vale anche per le situazioni in cui non abbiamo nessun controllo.

  • Accogliere la perdita: Robert Frost diceva: “se vuoi venirne fuori devi passarci nel mezzo”. Possiamo abbracciare il dolore, passandoci attraverso.

Ecco alcuni piccoli consigli:

  • Crea un appuntamento con il dolore: ogni rno per un tempo ben definito (5, 10, 15 minuti …) puoi dedicarti alla tua perdita, esprimendo le emozioni che senti. Solo in quel lasso di tempo, concediti si stare male, mentre per il resto del tempo fai altro.
  • Procedi per piccoli passi…

Nardone dice: “Quando abbiamo un problema, spesso ci sentiamo impotenti perché lo viviamo come insormontabile nella sua complicatezza, oppure, quando abbiamo più problemi connessi tra di loro, ci può apparire impossibile gestirli perché sono troppi. Occorre in questo caso rammentarsi che in natura come nei fenomeni mentali e sociali anche la più grande cosa è composta di tante piccole cose, ma soprattutto che anche dentro il sistema più complesso e articolato se si introduce un piccolo cambiamento si innescherà una reazione a catena che condurrà a sovvertire l’intero equilibrio.”

In conclusione: La sensazione di perdita può travolgerti e impedirti di vivere bene anche le situazioni più semplici.

Rivolgersi ad uno Psicologo può essere utile per lavorare velocemente ed efficacemente per riprendere il potere sulla tua vita.

Ricordati che puoi usufruire della Consulenza online. Se desideri maggiori informazioni o mandarmi dei feedback, contattami!

Buona crescita,

da Roma Sud è tutto!

Bibliografia:

Kübler Ross, E. (2002). La morte e la vita dopo la morte. Roma: Edizioni Mediterranee

V. E. Frankl, Logoterapia e analisi esistenziale, Morcelliana, Brescia 20056, p. 108.

Freud S., Trauer und Melancholie. Tr. It., Lutto e Malinconia. 1915. In Opere vol. 8 Boringhieri, Torino, 1989

Casula, C (2012). La forza della vulnerabilità: utilizzare la resilienza per superare le avversità. Milano: Franco Angeli

Meringolo P, Chiodini M, Nardone G. (2016). Che le lacrime diventino perle. Firenze: ponte alle Grazie.

American Psychiatric Association. (2013). Diagnostic and statistical manual of mental disorders (5th ed.).

Galimberti, U. (1999). Enciclopedia di Psicologia. Torino: Garzanti.

Onofri, A., La Rosa, C. (2015). Il lutto. Psicoterapia cognitivo-evoluzionista e EMDR. Roma: Giovanni Fioriti Editore.

Nardone, G.(2000)Psicosoluzioni. Come risolvere rapidamente i più complicati problemi della vita. Firenze: ponte alle Grazie.

Articoli:

Palumbo. M (2016) Il lutto e le reazioni al trattamento from https://www.stateofmind.it/2016/11/lutto-reazioni-trattamento

Bonanno, G. A., Wortman, C. B., Lehman, D. R., Tweed, R. G., Haring, M., Sonnega, J. et al. (2002). Resilience to loss and chronic grief: a prospective study from pre-loss to 18 months post-loss. Journal of personality and social psychology, 83, 1150-1164.

Chiodini, M. “Sviluppare la resilienza per trasformare le nostre ferite in opportunità” from https://www.centroditerapiastrategica.com/sviluppare-la-resilienza-trasformare-le-nostre-ferite-opportunità

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